Pianificazione finanziaria: il pensiero di secondo ordine come scudo alle scelte impulsive

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Prima della decisione, c’è il pensiero!

In ogni suo ambito, la vita è caratterizzata da decisioni continue che riguardano piccole e grandi scelte: cosa mangiare a cena, a quale università iscriversi. Molte delle decisioni che vengono prese sembrano buone all’inizio, ma col tempo si rivelano pessime; ciò che, a prima vista, appare vincente può poi rivelarsi profondamente sbagliato. Occorre, quindi, uno strumento che possa essere d’aiuto per esaminare gli effetti a lungo termine delle decisioni: il pensiero di secondo ordine.

L’importanza di un approccio che si basa sul pensiero di secondo ordine può essere compresa solo spiegando in cosa esso si differenzia rispetto al pensiero di primo ordine; quindi, vediamo innanzitutto le caratteristiche di quest’ultimo. Il pensiero di primo ordine è superficiale, ovvio, veloce e convenzionale. Esso cerca risposte facili, guidate dalle nostre esperienze e dalle nostre credenze; dà più peso all’impatto immediato, generato dalle nostre azioni, e ignora gli effetti successivi. Quando cerchiamo una gratificazione immediata, il pensiero di primo ordine è quello che ci fa da guida. 

Ricorrendo alla differenziazione fatta da Daniel Kahneman in “Pensieri lenti e veloci”, il pensiero di primo ordine è attivato dal Sistema 1 e risulta efficace quando c’è bisogno di fare una scelta rapida e giungere a una conclusione adeguata. La maggior parte delle decisioni che si prendono quotidianamente rientrano in questa categoria: cosa mangiare a colazione, quale strada fare per andare a lavoro, quale maglietta indossare per fare jogging. Si tratta di decisioni che risolvono un problema immediato e, anche se si rivelassero estemporaneamente sbagliate, avrebbero implicazioni sopportabili e gestibili.

Le conseguenze del pensiero di primo ordine sono quelle connesse alle sensazioni o ai risultati più immediati di una decisione. Immagina questa situazione: sei spesso fuori per lavoro e, all’ora di pranzo, pensi che una buona gratificazione passi attraverso un gustoso cheeseburger con patatine. La conseguenza di primo ordine è data dall’appagamento di mangiare ciò che ti piace, dopotutto stai facendo il sacrificio di lavorare lontano da casa. Tuttavia, la reiterazione di un comportamento alimentare discutibile avrà inevitabilmente conseguenze di secondo ordine, come il senso di pesantezza di stomaco e l’aumento del giro vita.

Il pensiero di secondo ordine

Se il pensiero di primo ordine significa pensare stando all’interno del nostro noto, in una sorta di scatola invisibile in cui ci sentiamo al sicuro, il pensiero di secondo ordine richiede di uscire da quella scatola e di analizzare l’impatto potenziale della nostra decisione nel futuro. In altre parole, esso consiste nel pensare al di là dei nostri schemi mentali consueti, a cose che non abbiamo ancora ponderato, applicando informazioni divergenti e formando nuove associazioni di pensiero.

Un buon processo decisionale richiede un pensiero di secondo grado che sia capace di far emergere le implicazioni delle nostre decisioni pensando alle conseguenze future, cioè alle conseguenze di secondo ordine. Attraverso questa modalità è possibile affrontare i problemi valutando gli effetti a lungo termine delle proprie decisioni, in modo da evitare esiti futuri non intenzionali e imprevisti, che il pensiero di primo ordine non è in grado di far emergere. Non andare oltre il primo livello di pensiero è spesso la causa di scelte infauste e assai dolorose.

È possibile allenare il pensiero di secondo ordine? Sì, a condizione di resistere alla tentazione di fermarsi e cogliere solo la prima opzione disponibile, che – buona per quanto possa apparire – dovrebbe essere subordinata alle risposte date alle seguenti domande:
▶ … questa decisione è attraente solo perché ha un effetto immediato positivo (conseguenza di primo ordine)?
▶ … questa decisione l’ho presa solo perché è quella che ha (o avrebbe) assunta la maggior parte delle persone?
▶ … quali possono essere i potenziali svantaggi di questa decisione e i suoi effetti successivi nel medio-lungo termine?

L’uso del pensiero di secondo livello può essere un esercizio puramente mentale, oppure può essere utilizzato in modo più categorico, scrivendo su carta le risposte ai quesiti menzionati. Pensa a una decisione che devi prendere e considera gli effetti immediati di questa decisione: quegli effetti rappresentano le conseguenze di primo ordine. A seguire, per ogni effetto, poniti la seguente domanda: “E poi?” In questo modo potrai esaminare le conseguenze di secondo ordine di quella decisione. In alternativa, pensa alla medesima decisione proiettandola nel tempo e chiediti: “Quali potranno essere le conseguenze di questa decisione tra 10 mesi? E tra 5 anni? E tra 10 anni?

Le implicazioni nella pianificazione finanziaria

L’approccio descritto è sempre consigliabile, in ogni ambito e in ogni situazione di una certa rilevanza, ma può essere estremamente utile in campo finanziario, quando devono essere prese decisioni di investimento. Facciamo un esempio:

  • il pensiero di primo livello dice …
    “La situazione attuale mostra una contrazione della crescita e un aumento dell’inflazione. Vendo i miei investimenti azionari”;
  • il pensiero di secondo livello dice …
    “Le prospettive fanno schifo, ma tutti gli altri stanno vendendo in preda alla paura. Compro o incremento i miei investimenti azionari”.

La maggior parte delle persone ricorre a fatica al pensiero di secondo ordine, perché è incerto e aggiunge complessità a una situazione emotiva che di per sé deve essere compresa e gestita.

Nel libro “The Most Important Thing”, Howard Marks sostiene che il pensiero di secondo livello è ben diverso dall’essere semplicemente contrarian: per il cervello c’è una differenza sostanziale in termini di carico di lavoro tra pensiero di primo e secondo ordine. La fatica cognitiva di ricorrere a quest’ultimo spiega il numero ridotto di individui che riescono a farne un utilizzo appropriato. “I pensatori di primo livello – continua l’autore – cercano formule semplici e risposte facili. I pensatori di secondo livello sanno che il successo negli investimenti è l’antitesi della semplicità.”

Prima di investire nei mercati finanziari, bisogna investire nel pensiero di secondo ordine, dal momento che ignorare le conseguenze connesse a questo livello di pensiero produrrà errori che potrebbe essere difficile, se non impossibile, correggere: abbandonare gli investimenti da poco intrapresi, pensare che “stavolta è diverso”, etichettare gli investimenti obbligazionari come più sicuri. Quello della superficialità e dell’arroganza è un dazio piuttosto pesante da pagare quando si investono i propri risparmi. Effettuare le proprie scelte, considerando solo le conseguenze del pensiero di primo ordine, è miope quanto pensare di attraversare bendati un’autostrada affollata: potrebbe accadere di uscirne indenni, ma non bisogna confondere l’intelligenza con la fortuna.

È più che opportuno affrontare la propria pianificazione finanziaria utilizzando il pensiero di secondo ordine; farlo in autonomia o facendosi accompagnare da un consulente di fiducia è un’opzione che – come ho sostenuto più volte – ognuno deve assumersi la responsabilità di valutare da sé, misurando (e non sovrastimando) le proprie capacità di analisi e di autocontrollo. Un’impresa tutt’altro che agevole, secondo la psicologia cognitiva. Spesso, il consulente è utile proprio perché è fuori dalla nostra testa e può aiutarci a evitare quelle scelte fatte solo perché confermano i nostri pregiudizi. Dopotutto, la pianificazione finanziaria di oggi determinerà la riuscita dei progetti di vita che riguardano il nostro futuro: qualcosa che non può essere lasciato alla mercé del caso o, peggio, a una valutazione sommaria partorita dal pensiero di primo ordine.

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