


Come calcolarlo correttamente?
Ognuno di noi, se avrà investito con cura i propri risparmi e sarà stato assistito da un po’ di sana fortuna, in età matura si potrà trovare in possesso di un patrimonio di tipo finanziario, immobiliare o aziendale e, come detentore di un dato possedimento, sarà prima o poi portato ad affrontare il tema della pianificazione successoria, al fine di non vedere il proprio patrimonio penalizzato in nessun modo.
Per affrontare questo tema in maniera professionale occorre attenersi a regole scrupolose all’interno di un iter predefinito, che si può suddividere in quattro macro-fasi: la raccolta dei dati di input, fondamentali per proseguire con una loro elaborazione (seconda fase), al fine di arrivare ad una rappresentazione dettagliata, sia a livello civilistico che fiscale, degli effetti di una successione legittima. Quest’ultimo passaggio rappresenta la terza fase del lavoro.
È importante ricordare che illustrare chiaramente ed esaustivamente al cliente gli effetti di una mancata pianificazione successoria consente allo stesso di acquisire consapevolezza di eventuali criticità latenti che desidererebbe gestire e affrontare.
L’ascolto dei desideri del cliente rappresenta, poi, il passaggio preliminare per la gestione della quarta e ultima fase del processo di pianificazione successoria, che è quello di simulazione attraverso gli strumenti più idonei, efficaci ed efficienti al soddisfacimento dei bisogni espressi dal cliente.
Per addentrarci maggiormente nello specifico di ogni singola fase, tornando al primo passaggio di questo processo di consulenza qui sintetizzato, il censimento degli eredi legittimi del cliente, insieme alla mappatura dell’asse ereditario, ovvero del patrimonio che “cade” in successione, sono i primi aspetti da tenere in considerazione.
L’asse ereditario comprende tutti i diritti patrimoniali riconducibili al cliente che possono essere classificati e distinti in funzione della loro tipologia: dal patrimonio finanziario, immobiliare o aziendale, fino ad altri beni, come mezzi di trasporto, gioielli e crediti, per arrivare anche alla passività.
Va poi sottolineato che, all’interno dell’asse ereditario, sono da considerare anche le donazioni (sia dirette che indirette) effettuate in vita dal cliente e i premi delle polizze vita di investimento.
I dati raccolti hanno così una duplice valorizzazione: la prima, di natura civilistica, necessaria per comprendere i risvolti successori della successione legittima o testamentaria, mentre la seconda, di natura fiscale, necessaria per il calcolo della base imponibile e propedeutica ad una corretta stima delle imposte immobiliari e di successione.
A titolo esplicativo, il patrimonio immobiliare detenuto dal cliente in Italia è ottenibile partendo da una visura del catasto terreni e del catasto fabbricati (oltre al catasto tavolare per gli immobili situati in Trentino-Alto Adige e alcuni altri comuni del Nord Est che ne fanno uso). Dalle visure catastali si possono evincere le rendite catastali degli immobili, necessarie per il calcolo dei valori imponibili nella rappresentazione degli effetti fiscali della successione.
Per determinare i valori di stima degli immobili è necessario, invece, seguire un iter differente, usufruendo delle banche dati Omi (accessibili dal web) e confrontandosi col cliente su specifiche informazioni relative ai singoli cespiti di proprietà (metri quadri effettivi, stato manutentivo, etc.).
Come ogni buon consulente finanziario sa, la corretta determinazione del patrimonio che cade in successione non è quindi né scontata, né banale, ma occorre seguire una metodologia ben precisa, che prevede la messa a terra di numerose normative al fine di tutelare il cliente, il suo patrimonio e gli eventuali eredi.
(Questo articolo è stato pubblicato su Citywire il 9 ottobre 2023: https://bit.ly/citywire-calcolo-patrimonio-in-successione)


